Il Polesine ai tempi di Giacomo Matteotti
L’Italia della fine dell’Ottocento era molto più arretrata di quanto possiamo immaginare oggi, soprattutto quella parte del nostro Paese dedita all’agricoltura e in questa soprattutto il Polesine.
A questa conclusione arriva la famosa Inchiesta agraria sulle condizioni dell’Italia agricola, voluta dal Parlamento italiano nel 1877, per verificare le condizioni economiche e sociali delle campagne italiane e lo stato dell’agricoltura nazionale dopo l’Unità d’Italia. L’inchiesta affidata alla Commissione Jacini, il cui nome deriva dal Senatore Stefano Jacini (Casalbuttano ed Uniti, 26 giugno 1826 – Milano, 25 marzo 1891), si pose come obiettivi da una parte l’analisi sullo stato tecnico-economico della produzione agricola e dall’altra quella sulle condizioni di vita dei contadini.
I lavori della Commissione si protraggono per diversi anni: il risultato è una pubblicazione in quindici volumi, tra il 1881 e il 1890, degli Atti della Giunta
Quello che emerge dall’inchiesta è che, nonostante la presenza di alcune zone in cui gli imprenditori con disponibilità economica hanno portato benefici (ad esempio l’inserimento di macchine agricole), la situazione complessiva è decisamente peggio.
In generale i contratti sono obsoleti, i contadini sono denutriti e vivono in un totale degrado. Ogni anno muoiono migliaia di persone per malattie mortali come la malaria e la pellagra.
Il Polesine appartiene alla parte più arretrata e indigente del Paese; in particolare nell’Inchiesta si legge «il lavoro assiduo dall’alba al vespero non viene remunerato in modo da permettere a quegli infelici di nutrirsi di pane bianco, ma di sola polenta di granturco, talvolta non bene stagionato, e di acqua impura di pozzi fangosi; e invece di abitare case decenti e sane, vivono e imputridiscono in tuguri inferiori assai alle stalle arieggiate e ben riparate, ove sono ricoverati gli splendidi e numerosi animali bovini, i quali faticano meno dell’uomo, mangiano a sazietà e riposano nella pulizia». E ancora: «Molte abitazioni sono a un solo piano, senza pavimento, basse, con finestre senza intelaiature, con porte sgangherate. In parecchie case la cucina funge da stanza da letto. In molte case una stanza attigua alla cucina funge da pollaio. Quello che è più condannabile è la mancata protezione contro le influenze atmosferiche, perché dalle porte, dalle finestre, dal tetto la fessura permettono una eccessiva ventilazione d’inverno e un eccessivo riscaldamento d’estate. Non si può esigere rispetto e obbedienza da una popolazione dalla quale si è solo preteso senza nulla dare».
Qualcuno ai tempi obbietterà che la situazione è stata descritta nell’Inchiesta in modo troppo grave e duro: una critica a cui gli estensori risponderanno che non hanno fatto altro che registrare l’intera verità.
All’Inchiesta non seguirà nessuna riforma.
Il 1882 è l’anno di una grave alluvione e di una conseguente piena dell’Adige: più di due terzi della provincia di Rovigo è sommersa, le coltivazioni e le infrastrutture sono distrutte.
La popolazione dei braccianti è disperata e questa disperazione nel giugno 1884 dà luogo ad una forte agitazione detta “la boje!” (in dialetto veneto letteralmente “bolle”), contrassegnata da trenta giorni di scioperi.
La reazione del Governo sarà quella di inviare l’esercito per sostituire i lavoratori in sciopero che vengono arrestati.
Le condizioni di miseria della popolazione bracciantile porteranno, tra il 1884 e la Prima Guerra Mondiale, ad un’ondata migratoria dalla terra polesana di più di 60.000 persone, dirette prevalentemente in America del Sud.
E’ questo il Polesine in cui nasce Giacomo Matteotti nel 1885.
Documenti
Inchiesta Jacini
Atti della Giunta
PER LA INCHIESTA AGRARIA
e sulle condizioni della classe agricola
Le origini del fascismo nel Polesine
Estratto dai “Discorsi Parlamentari di Giacomo Matteotti”
Pubblicati per deliberazione della camera dei deputati
Volume Terzo (pag.1631-1645)
Galleria Immagini
- Casa Matteotti - Fratta Polesine
- Associazione Culturale Minelliana Rovigo - Fondo Gino Piva
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- Associazione Culturale Minelliana Rovigo - Fondo Gino Piva
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