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Giacomo Matteotti

Giacomo Matteotti

Giacomo Matteotti dal Polesine al Parlamento

Giacomo Matteotti nasce a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio del 1885, da una famiglia di origine trentina divenuta benestante. Dopo il liceo si laurea in diritto penale, ma ben presto rinuncia alla carriera accademica per seguire la vocazione politica, sostenuto soprattutto dal fratello maggiore Matteo, valente economista destinato, come il fratello minore Silvio, a morte precoce a causa della tisi, di cui lo stesso Giacomo soffriva. Le prime testimonianze della sua militanza politica risalgono al 1901, quando inizia a collaborare al periodico socialista di Rovigo “La Lotta”; dalla fine del 1910 è fra i protagonisti della vita politica e amministrativa di Rovigo e del Polesine. Giovanissimo sindaco a Villamarzana, ed eletto in altri undici comuni del Polesine, la sua grande competenza amministrativa lo porta alla presidenza della Provincia di Rovigo.

Cominciarono a chiamarlo “Tempesta” per la sua impetuosa attività politica e amministrativa nell’ambiente polesano, contrassegnato da miseria, condizioni igieniche malsane, malnutrizione e analfabetismo.

Nel 1915 allo scoppio della prima guerra mondiale, si schiera per la neutralità: rinviato a giudizio per “disfattismo”, subisce una condanna, poi annullata in Cassazione, ma viene richiamato alle armi per essere poi allontanato dal fronte e confinato in Sicilia come elemento “pericoloso”.  Nel 1916 sposa Velia Titta, giovane scrittrice di origini pisane, da cui avrà tre figli: Giancarlo, Gianmatteo e Isabella. Congedato nel 1919, Matteotti riprende l’attività politica e sindacale, animando le leghe contadine nel rodigino, in una coraggiosa azione di contrasto al dilagante squadrismo degli agrari di Rovigo che culmina nel “bando dal Polesine” emanato da fascisti e nazionalisti nei suoi confronti.

Viene eletto in Parlamento nel 1919, riconfermato nel 1921 e nel 1924. In quegli anni unisce un’attiva militanza antifascista nei paesi, nelle piazze di Ferrara, Rovigo e del Polesine, a un intenso impegno parlamentare. Fedele all’ideale del socialismo come umanesimo, presenta progetti di legge in materia di scuola, insegnamento, edilizia scolastica e asili nido. Nel 1922 è eletto Segretario del Partito Socialista Unitario e con la sua opposizione al regime diviene un leader politico di livello nazionale: è tra i primi a denunciare le tendenze autoritarie del governo Mussolini.

Nel 1924 dà alla stampa Un anno di dominazione fascista, un documentatissimo atto di accusa contro le violenze del regime e le false promesse del governo di Mussolini. Il 30 maggio 1924, in un clima infuocato, denuncia alla Camera dei Deputati violenze e brogli elettorali del partito di Mussolini.

Il 10 giugno 1924 viene rapito e assassinato da una banda di sicari fascisti. Oggi, le testimonianze sulla sua vita privata e sulle sue lotte pubbliche sono esposte nella Casa-Museo Giacomo Matteotti, nella sua Fratta Polesine.

 

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